At a loose end
Robert Gligorov

La teoria delle stringhe ipotizzata negli anni '60 dal fisico italiano Gabriele Veneziano, ha avuto un ampio dibattito nel mondo scientifico; tutt’oggi non è possibile provare l’esattezza della sua esistenza perché la teoria della relatività di Einstein e questa stessa dovrebbero essere un esperimento combinato, cosa che la scienza non è in grado di fare. La teoria è un’ipotesi; ma molte intuizioni della scienza hanno origine da ipotesi, poi comunque scoperte e verificate  in maniera certa. Da questa intuizione Gligorov si è ispirato per questa sua nuova ricerca artistica, in cui questa sorta di stringhe e di trama, ricorda il mondo subatomico ed anche il DNA e quanto la materia e gli organismi sono soggetti alla loro crescita proprio dalle informazioni che nel microcosmo già esistono.

In queste opere il comportamento dei soggetti rappresentati non ha una logica della realtà conosciuta ma sono come particelle nel mondo quantistico con un entanglement e comportamento simultaneo.  Questo mondo quantico preso come fonte di ispirazione permette a Gligorov di sbizzarrirsi sulla sua forza visionaria, formale, compositiva in termini classici, generando mondi, stati e possibilità per uno stupore per gli occhi. Il lavoro noto di Gligorov è stato sempre figurativo, cinematografico, olografico e politico, ma se l’espansione dell’universo conosciuto è proiettato verso un avanti, la ricerca su fare arte di Gligorov si inoltra in una modalità / dimensione affascinante, rischiosa, non certa, senza un sicuro approdo e forse il rischio e l’avventura di questo progetto è proprio la firma dell’artista.

Il medium della pittura è stato indagato, rivoluzionato e stravolto da tanti geniali pittori del passato, quindi inoltrarsi in un intervento su un corpo analizzato, studiato e definito che è il corpo della pittura, è una missione impossibile, così come cercare di essere innovativi. Allora, se si ha l’esigenza di dedicare il tempo e le proprie competenze in questa modalità, forse la soluzione è quella di non porsi in un modo frontale, affrontando la storia con la spada e lo scudo in mano, ma accettare quello che la storia ha promosso come arte e cavalcare una parte del passaggio formale della pittura usandola come icona, come un facilitatore della proposta dell’artista. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, diceva Eraclito. Per Gligorov non rimanere in soggezione di fronte a certe opere iconiche della pittura ma riconoscerne ancora la loro forza propulsiva. Creare un archetipo nell’arte diventa sempre più improbabile, sempre che la tecnologia non rivoluzioni o non stravolga del tutto le nostre certezze e il modo in cui siamo abituati a leggere un libro, guardare un film, vivere l’arte, la danza etc. 

Lasciando perdere le premesse entriamo nel merito ludico, sensuale e unico che ha Gligorov di gestire i materiali.

Agli esordi della sua formazione artistica (circa 40 anni fa), Gligorov ha trascorso più di un decennio a tagliare con un bisturi dei retini colorati (per chi li ricorda i letras, pantoni), per applicarli sulla carta e colorare le scene illustrate in modo super-flat come si dice oggi. Durante questo lungo periodo ha prodotto un libro a fumetti e varie illustrazioni. Gligorov da sempre ama rispondere alla domanda: "cosa avresti fatto se non avessi fatto l’artista? Il chirurgo".

Plasmare la materia, la creta, il sasso, il marmo, tagliare con il bisturi, hanno una reminiscenza chirurgica. Un corpo che va sezionato, migliorato e a risultato finito ottimizzato, unico. Questo periodo Gligorov ama raccontarlo perché da allora non ha più utilizzato questa modalità, ma come dice Yoda in Guerre Stellari, il passato ritorna, non si sfugge dal proprio Karma, al proprio codice genetico e forse anche a un qualcosa di già scritto. Ecco che in maniera prorompente ritorna la superfice piatta, il bisturi e le carte adesive. Questa mostra At a loose end ne è il risultato. Come se l’artista fosse stato guidato da una forza enteglamica e non fosse stato in grado di opporsi per realizzare questa Wunderkammer di opere.